I registi Ferdinando Bruni e Francesco Forgia hanno ormai da tempo intrapreso un lavoro di “modernizzazione” delle opere (e della vita) di Oscar Wilde. Dopo “Salomè”, “Il fantasma di Canterville” e “Atti osceni – I tre processi di Oscar Wilde”, i due registi hanno dato vita ad una rivisitazione de “L’importanza di chiamarsi Ernesto” con abiti, scenografia e ambientazione ispirati alla moda anni 70 e 80 del Novecento.

Questo slittamento nel tempo, tuttavia, non solo non infastidisce ma anzi sottolinea ancora meglio certi aspetti di frivolezza e mondanità tipici dell’autore irlandese e perfettamente integrati in questo scenario pop.

In questa atmosfera colorata e scintillante, dunque, si muovono i talentuosi attori della compagnia Teatro dell’Elfo, che portano in scena con ironia e guizzi sarcastici la storia del buon John/Jack Worthing e del suo amico Algernon Moncrieff, innamoratissimi rispettivamente di Gwendolen e della giovane Cecily, le quali però sono entrambe più che altro innamorate dell’idea di avere al proprio fianco un uomo battezzato come “Earnest”, nome con cui sia Jack che Algernon si sono inizialmente presentati alle due fanciulle.

L’inganno è ben presto svelato ma i retroscena non mancano di stupire fino al ben noto finale in cui si scopre che inconsapevolmente e credendo di mentire era stata sempre detta la verità…

La “commedia frivola per gente seria”, com’è definita nella presentazione, è ricca di intrighi e soluzioni che solo una penna come quella di Oscar Wilde può essere in grado di architettare, e che danno vita ad una pièce brillante che si fa burla di una società legata al denaro e con una netta distinzione tra classi sociali.

Con qualche piccolo momento di abbassamento del ritmo soprattutto a cavallo tra il secondo e il terzo atto, lo spettacolo si chiude con una vivace dinamicità e premia infine il romanticismo.

In scena presso il Teatro Curci di Barletta: Elena Ghiaurov, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Riccardo Buffonini, Matteo De Mojana, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller e Nicola Stravalaci.

Le luci sono state curate da Nando Frigerio e il suono da Giuseppe Marzoli.

CHIARA GORGOGLIONE

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